Uniti per dire No alla violenza

Data evento esposta
16 settembre 2024
Luogo evento
Policlinico Foggia

Grande partecipazione del personale medico sanitario dell'Università di Foggia alla manifestazione indetta questa mattina dalle organizzazioni sindacali per dire No alla violenza. Presso il Policlinico di Foggia, medici,  personale  sanitario, specializzandi e studenti dei corsi di laurea di area medica hanno ribadito con forza la preoccupazione per la crescente incidenza di atti violenti nei loro confronti.

"In un momento storico così difficile il nostro personale medico e sanitario si trova ad affrontare non solo le sfide quotidiane della professione, ma anche atti di violenza che minano il loro operato e la loro sicurezza. È fondamentale che tutti i cittadini dimostrino il proprio sostegno e vicinanza agli “eroi silenziosi”, grazie ai quali abbiamo vinto sfide che ci sembravano insuperabili come il covid e che lavorano instancabilmente per la nostra salute e per il nostro benessere. Ogni atto di rispetto, ogni gesto di solidarietà e ogni parola di incoraggiamento possono fare la differenza e contribuire a creare un ambiente più sicuro. Vi invito, quindi, a unirvi a me e alla Comunità accademica  tutta nel condannare fermamente ogni forma di violenza e ad esprimere la nostra gratitudine e apprezzamento per il loro servizio essenziale. La manifestazione di oggi rappresenta l'occasione per dimostrare concretamente la nostra vicinanza e solidarietà. Non possiamo lasciare solo e ostaggio di apprensioni e paure chi ogni giorno si dedica al bene comune con dedizione e sacrificio". Ha dichiarato il Rettore dell'Università di Foggia, prof. Lorenzo Lo Muzio.

"La consapevolezza del ruolo è la componente indispensabile per esercitare una professione sanitaria. E proprio in forza di questa consapevolezza possiamo affermare che la Sanità pubblica è: • l’ultimo baluardo di solidarietà civile, ossia l’unico strumento di sostegno alle famiglie; • il diritto è l’assistenza non la guarigione.  Questa grande manifestazione non è contro nessuno: è, piuttosto, un grido di allarme perché non c’è più tempo da perdere, gli ospedali si stanno svuotando e fra poco non ci sarà più nessuno disposto a curare gli altri. E’ arrivato il tempo di ridisegnare la sanità pubblica, l’organizzazione ospedaliera, l’assistenza territoriale, la lungo degenza, la medicina di famiglia e lo si può fare solo ascoltando chi questa medicina la respira tutti i giorni.Proprio perché siamo consapevoli che la violenza di cui siamo vittime va risolta affrontando problemi della società e della politica, siamo assolutamente disponibili a mettere a disposizione quanto sappiamo e quanto ogni giorno impariamo dal rapporto con i pazienti per permettere alle istituzioni di ristabilire una connessione tra la gente ed i propri diritti. Siamo cioè pronti ad affiancare le istituzioni per consentire al vasto mondo dell’assistenza di acquisire una nuova e corretta posizione e visione, cioè per convertire la violenza in una forza trasformatrice, governata dalla fiducia verso i medici e le istituzioni pubbliche in generale. Una forza fondata sulla partecipazione e sul senso profondo del rispetto della salute e del benessere quali principi supremi e quali pilastri fondamentali di un nuovo modello di welfare." Ha dichiarato il prof. Gaetano Serviddio - Delegato rettorale alle politiche in Sanità e Direttore del Dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche dell'Università di Foggia.

I dati registrati a livello nazionale sono allarmanti, nel 2023 sono 18.000 gli operatori aggrediti in Italia. La sicurezza negli ospedali e nei presidi di assistenza è  un'emergenza che non può più attendere. È fondamentale che tutti i cittadini maturino la consapevolezza della gravità di tale fenomeno che rischia di compromettere il futuro del sistema sanitario che potrebbe entrare in una crisi profonda senza ritorno. Un fenomeno che già adesso sta avendo conseguenze disastrose nei pronto soccorsi  e nei presidi di guardie mediche che soffrono di abbandono e allontanamento da parte dei professionisti che temono per la propria incolumità. In questi ultimi giorni la governance dell'Ateneo ha raccolto le crescenti preoccupazioni dei medici specializzandi che, con impegno e coraggio, assicurano un supporto necessario e fondamentale nei reparti ospedalieri ma anche degli studenti di area medica impegnati in un percorso di studio che consentirà loro di svolgere la professione in ambito sanitario.

"Siamo ormai costretti a lavorare senza alcuna tutela, esposti quotidianamente alla mercé di chi si sente in diritto di aggredire verbalmente e fisicamente noi professionisti, impegnati a garantire il diritto alla salute. In questi giorni insieme al mio gruppo di colleghi operanti sul territorio e qui al Policlinico, stiamo sentendo e incontrando e incoraggiando i colleghi vittime dell’aggressione per farli tornare al più presto ad una quotidianità professionale che hanno sempre amato. La mobilitazione degli Specializzandi vuole essere una  richiesta di aiuto e tutela per la classe medica di oggi e domani. Abbiamo coinvolto altri colleghi degli Atenei della regione Puglia nella consapevolezza che adesso più che mai dobbiamo essere uniti per sensibilizzare il mondo politico, accademico e civile! Se continuerete ad aggredirci, domani non ci sarà nessuno che si prenderà cura di voi". Ha commentato il  rappresentante di ALS Luigi Antonio Marinaccio.

"Ogni giorno, come studenti, viviamo in prima linea nei reparti ospedalieri durante i nostri tirocini. Vediamo con i nostri occhi il lavoro instancabile e la dedizione con cui medici, infermieri e operatori sanitari si prendono cura dei pazienti, spesso in condizioni difficili e con risorse limitate. Tuttavia, sempre più frequentemente, ci troviamo di fronte a situazioni di grave pericolo: minacce, aggressioni verbali e fisiche. Non accetteremo mai un futuro professionale fatto di paura. Non possiamo permettere che il nostro desiderio di curare, di migliorare la vita degli altri, sia minato dalla violenza e dall'insicurezza. Chiediamo al governo e alle istituzioni di intervenire con urgenza. È tempo di dire basta. È tempo di proteggere chi cura e chi sarà chiamato a farlo in futuro". Ha concluso il Rappresentante dell'Associazione studentesca Area Nuova e Consigliere degli Studenti per l'Area Medica, Vincenzo Mundo.